Ieri la Suprema Corte ha ribadito il verdetto emesso il 9 marzo 2005 dalla Corte di Appello di Roma, che aveva stabilito un risarcimento di 200mila euro per gli eredi di Mario Stalteri (un insegnante di agraria morto di cancro al polmone nel 1991 dopo aver fumato un pacchetto al giorno di sigarette dal 1950). Una cifra che potrebbe anche crescere se la Corte di Appello riconoscerà ai famigliari di Stalteri anche un ''danno esistenziale''.
Fra i difensori della famiglia Stalteri c’è il professor Vincenzo Zeno Zencovich, dell’Università di Roma Tre, secondo cui dopo questa causa-pilota, i produttori di tabacco devono aspettarsi ora altri processi.
''Al momento le cause pendenti in materia di danni da fumo sono quattro – spiega Zencovich a Ign, testata on line del Gruppo Adnkronos -. Questa dibattuta in Cassazione però è stata la prima favorevole. Ci sono infatti due sentenze del tribunale di Roma e di Brescia, che non hanno accolto le richieste dei familiari, e ce n’è un’altra negativa in Corte d’Appello di Roma. Tutte queste cause comunque sono ancora in corso'' sottolinea il legale, che accusa British American Tobacco (Italia) e la società Eti di giocare allo ''scaricabarile''. Inoltre, i processi di questo tipo ''sono complessi e richiedono molti accertamenti'' spiega Zencovich. ''Bisogna infatti capire che cosa fumava la persona deceduta, quali sigarette e quante ne fumava, e soprattutto, bisogna dimostrare quali sono le cause del decesso. Sono indagini spesso molto complicate''.
Il professore però sottolinea l’importanza della sentenza di ieri, ''che ha riconosciuto il principio della Corte d’Appello del 2005, e cioè che fare le sigarette è un’‘attività pericolosa’''. Ma è proprio qui che secondo Zencovich potrebbe aprirsi un nuovo importante fronte. ''E’ ormai risaputo infatti che le sigarette sono fabbricate con lo scopo di creare assuefazione, lo dice anche l’Organizzazione mondiale della Sanità''. E’ vero che adesso le persone sono informate sui danni del fumo ma, sottolinea il legale, ''i produttori non svelano le tantissime sostanze nocive che vengono aggiunte al tabacco, e che servono ad accrescere la dipendenza del fumatore'' (in passato per esempio si utilizzava l’ammoniaca, che contribuisce ad un maggiore assorbimento della nicotina da parte dell’organismo). Secondo una ricerca spagnola pubblicata proprio di recente dall’associazione dei consumatori Aduc, le ‘bionde’ conterrebbero 289 additivi pericolosi e tenuti nascosti dai produttori. Così come avviene per tutti i prodotti, alimentari e non, anche le sigarette devono essere il più possibile ‘sicure’, avverte il professore Zencovich. ''In caso contrario – conclude – prevedo che ci saranno molte cause in futuro contro le multinazionali del tabacco''.
Ma BAT Italia contesta fermamente le affermazioni dell'avvocato e in una nota parla di ''affermazioni generiche ed infondate relative al contenuto della sentenza della Corte di Cassazione, rilasciate ad organi di stampa. In particolare l’affermazione che la Corte di Cassazione avrebbe confermatto il principio che produrre le sigarette è un'attività pericolosa. Su tale aspetto come in genere sulla responsabilità dei produttori di sigarette, infatti, la Corte di Cassazione non si è in alcun modo pronunciata''. Inoltre, a proposito dei 289 additivi pericolosi, BAT precisa di pubblicare sul proprio sito www.batitalia.com tutte le informazioni relative agli ingredienti utilizzati per la fabbricazione dei propri prodotti, nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria.